Dialetto di Roccabianca – Ròcabianca

ROCCABIANCA Un paese da leggere in dialetto
Presentazione del Dialetto Roccabianchino di Angelo GIL Balocchi

La “fisionomia esistenziale” di un certo luogo è determinata in misura decisiva anche e soprattutto dal suo dialetto, non meno di quanto essa possa scaturire dalle caratteristiche geografiche, urbanistiche, storiche e ambientali in genere. Anzi, il dialetto non è soltanto l’indubbio testimone del formarsi storico di una comunità, ma ne è a suo modo uno dei “motori costruttivi”.
In questo senso, anche per il piccolo abitato di Roccabianca, le parole del dialetto da sempre qui parlato sono meritevoli di attenzione al pari di ciascun mattone della rocca, di ogni arcata dei portici di piazza Minozzi, di tutte le relazioni … LEGGI TUTTO

Il COMITATO DI ROCCAFIORITA


Il dialetto ad Ròcabianca di Angelo GIL Balocchi

Provvista di “enne” di gallina
Questa mattina sono andato in “suoneria” e ho fatto spesa. Per chi non lo sapesse, la suoneria è l’officina dove si producono i suoni usati nelle parole. Basta chiedere a Mastro Suonato e lui vi accontenta subito. Prende un megafono, urla dentro la fucina emettendo vocalizzi variegati, poi estrae una barra di materiale sonoro incandescente e comincia a batterla col martello sopra l’incudine.
Per fabbricare suoni speciali da usare nel dialetto di Roccabianca, Mastro Suonato indossa anche dei particolari occhialini graduati, che montano le … LEGGI TUTTO



“Le sette note” del parlar di Roccabianca di Angelo GIL Balocchi

Scrivere il dialetto non è un’impresa da poco.
Trattandosi di una lingua tramandata solamente a voce da una generazione all’altra, “in teoria” non esistono vere e proprie regole codificate, ufficiali, per trasportare le sue parole, nero su bianco, sopra la pagina di un libro.
Questo è tanto più vero, nel caso di un dialetto come quello di Roccabianca, che potremmo definire “minore”, non certo perché manchi di “nobiltà linguistica” e di pregio culturale, (ingredienti innegabilmente custoditi anche in un idioma così umile come quello Roccabianchino), ma solo per il fatto di essere stato par lato nel tempo, e di esserlo tuttora, da… LEGGI TUTTO


Detti proverbiali e modi di dire in dialetto Roccabianchino di Enzo Gotelli

Spesso è risultato difficile distinguere tra ciò che è peculiare del “Dialetto Roccabianchino” e ciò che può rientrare in una più vasta area emiliana (non solo parmense). A volte sicuramente, ci sono detti proverbiali e modi di dire che saremmo portati a considerare come nostro esclusivo retaggio, mentre forse rientrano in una prospettiva territoriale più ampia, vale a dire che “spesso” non provengono dalla viva voce del popolo.
E pertanto, ai miei affezionati venticinque lettori, non posso che dire che solo il tempo potrà svelare la verità: “veritas filia temporis (la verità è figlia del tempo).

Ma al di là di questa mia piccola digressione, sono convinto che il “Dialetto” non solo non è morto, ma serve a capire chi siamo! Il nostro “Dialetto” non può essere pericolosamente autoliquidato come si fa per ciò che riteniamo “ingombrante” per il nostro sapere, per la nostra conoscenza. Niente di più sbagliato! La tutela del “Dialetto” rappresenta la tutela del patrimonio linguistico, elemento chiave per la conservazione dell’identità dei popoli.
Non si può, quasi con malcelato compiacimento, “dichiarare morto un qualcosa che ancora vive”.


I Roccabianchini  devono coltivare ancora il “loro DIaletto”, perché “nulla è più moderno che recuperare la coscienza identitaria”. Sapere chi siamo è la discriminante per vivere questo secolo!
Ecco due imperativi categorici: “Sapere chi siamo!” e “Recuperare la coscienza identitaria!”.
Dobbiamo continuare a coltivare “il nostro dialetto” (assieme alla nostra Storia, alla nostra Cultura) per perseguire gli obiettivi di cui sopra!


“Al nòstar dialàt l’às pöl iütà!”

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Tavolozza dialettale di Angelo GIL Balocchi

Uno degli aspetti più belli di ogni dialetto sta nella coloritura delle parole.
In particolare, da quello di Roccabianca a volte saltano fuori a sorpresa certi termini che, mescolando suono e significato, si arricchiscono di una carica di rozzezza, melodia e poesia popolare, talmente intense da risultare quasi irresistibili.
Una cosa sempre stupefacente del dialetto è che contiene facilmente un filo di ironia (e spesso un intero gomitolo). Sia nelle sonorità, sia nei riferimenti suggeriti o sottintesi. Anzi, direi che il dialetto è una lingua ironica per natura. Difficile non sorridere, pronunciando alcune frasi o espressioni. Questo fa pensare a una certa forma di saggezza spontanea. I nostri vecchi, vivendo spesso… LEGGI TUTTO


SETTE storielle che sanno di dialetto di Angelo GIL Balocchi

Come nella miglior tradizione di ogni pranzo che si rispetti, dopo le laute portate narrative servite con simpatia, affetto e buonumore da Enzino Gotelli, vogliate gradire a questo punto sette storielle confezionate da Angelo Balocchi, a mo’ di dolcetto conclusivo (leggibili anche come caffè e ammazzacaffè dal sapor dialettale!).
Revisionando per l’occasione questa serie di sei brevi racconti, è venuta a galla (un po’ come accade per le “epifanie ponghésche”, in alcune delle storie che leggerete) una controprova di certe caratteristiche del tutto specifiche del dialetto.
I racconti in origine erano nati in italiano, e così erano stati scritti.

Si è deciso però, quasi in via sperimentale, di tentare… LEGGI TUTTO