Quella che segue è un minimo estratto dalla poderosa raccolta di detti e modi di dire raccolti negli anni da Mario Scaramuzza.
Sono scritti con grafia “parmigiana” e inseriti nel Lunario Parmigiano di Parma Nostra
L’aqua p’r i mur, e ‘l vén p’r i muradór. L’acqua per i muri, il vino per i muratori.
L’aria fresca ‘d la matén’na la fa bén par la cantén’na.
Per tenere ben conservato il vino è necessario tenerlo al fresco. Ecco perché è utile aprire porte e finestre della cantina al mattino presto, salvo poi richiuderle quando il caldo inizia a farsi sentire.
Chi gh’à un bén p’r un värs, ‘d sicur al gh’à ‘n invärs.
Chi ha un bene per un verso, di sicuro avrà anche l’inverso.
Anca al bò dal re al gh’à sól du coron.
Anche il bue del Re ha solo due corna.
Col ch’a bòjja in-t-la brónza al la sa sól al quärc’.
La verità la può conoscere solamente chi vive o ha vissuto direttamente un avvenimento.
L’é ‘méj un can ch’a baja che ‘n leớn ch’a dorma.
Si è più sicuri con un guardiano vigile, anche se debole, che con uno forte ma addormentato.
I gh’àn catè l’aqua in-t-al lat.
Significa che l’hanno sorpreso in flagrante. Il detto nasce nel periodo in cui il latte veniva venduto sfuso. Oppure, quando il disonesto allungava il latte da conferire al caseificio. Grave colpa: poteva causare gravi fermentazioni al parmigiano.
L’aqua la fa sudär, e ‘l vén al fa cantä.
L’acqua fa sudare, il vino fa cantare.
Il cavsi a j à vénsa chi j a fa miga.
Le cause le vince chi non le fa. Ecceggia l’altro: È méj un cativ d’acordi che ‘na bón’na senténsa.
Al riz al nasa in-t-l’acua e ‘l móra in-t-al vén.
Il riso si gusta meglio se accostato ad un buon bicchiere di vino, meglio ancora se bevuto mischiato al vino, nel bév’r in vén o sorbir.
La roba robäda la gh’à poca duräda.
La roba rubata viene dispersa in breve tempo.